Nella giornata mondiale dell’ambiente le tre parole d’ordine sono “ Riciclo, Riuso e Riduzione”. E NON devono più restare solo parole. I grandi meeting sui problemi del clima e dell’ambiente hanno finora solo messo qualche toppa qua e là, ma il grande problema della salute del nostro pianeta resta quasi invariato. Troppa lentezza. Si approvano bozze di accordi, come l’ultima, di pochi giorni fa, all’ Intergovernmental Negotiating Committee dove 175 Nazioni si sono accordate sull’abbattimento della plastica con l’obiettivo di un trattato finale entro il 2024. E intanto, ogni anno nel mondo si producono circa 430 milioni di tonnellate di plastica, metà delle quali utilizzate una sola volta. Di questi, secondo l’Onu, meno del 10% viene riciclato, aggiungendo che si stima che ogni anno 19-23 milioni di tonnellate finiscano nei laghi, nei fiumi e nei mari. Come se non bastasse, se non si agirà il prima possibile, la produzione annua di plastica potrebbe triplicare entro il 2060. Questa previsione lascia perplessi: di questo passo, non dovremmo preoccuparcene molto, il clima e le sue pesantissime conseguenze ambientali e socio economiche avranno già fatto il resto. Comunque abbiamo ancora ( poco ) tempo. Torniamo alla plastica. Sappiamo che non è più “solo” nei mari, nei fiumi, nei laghi, nell’aria, nel suolo, ma anche nel cibo e i danni per specie e salute umana sono quasi irreversibili. L’impatto della plastica su esseri viventi e habitat è sempre più devastante. Secondo il WWF l’inquinamento da plastica nella Natura ha superato il “limite planetario” oltre il quale non c’è più la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita.

Ma si potrebbe ridurre anche dell’80% entro il 2024 se tutte le Nazioni e le aziende del mondo adottassero profondi cambiamenti politici e di mercato, iniziando ad utilizzare le tecnologie che ci sono già e creando un’economia circolare in base al riuso, che consentirebbe di avere un taglio del 30% dell’inquinamento nei prossimi 17 anni, al riciclo, con un altro 20% in meno, per arrivare anche al 50% eliminando i sussidi ai combustibili fossili e rafforzando le linee guida per migliorare la riciclabilità, e infine riorientando la produzione, il 17% in meno usando materiali alternativi. Con l’economia circolare si potrebbe avere un risparmio diretto e indiretto intorno a 4.500 miliardi di dollari e si potrebbero creare 700.000 posti di lavoro entro il 2040. I costi per i cambiamenti sono significativi, ma inferiori a quanto si continuerebbe a spendere : 65 miliardi di dollari all’anno rispetto a 113 miliardi. La produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060, se si continuerà di questo passo, e l’impatto sul clima sarà ancora più devastante.

 

 

 

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