“Pianeta Oceano: le maree stanno cambiando” è lo slogan delle Nazioni Unite per la giornata mondiale degli oceani che si celebra dal 1992 ogni anno l’8 giugno e che dovrebbe ricordarci che bisognerebbe “mettere l’oceano al primo posto” ( anche se ormai le urgenze sono così tante .. e tutto è interconnesso.. ). Quest’anno il giorno dedicato agli Oceani arriva a poche settimane di distanza da un avvenimento di grande importanza storica: dopo quasi 20 anni di negoziati, a inizio 2023 le Nazioni Unite hanno concordato un trattato per la protezione degli habitat d’alto mare, cioè dell’oceano oltre le acque nazionali. E’ più grande habitat del nostro pianeta, ospita milioni di specie. obiettivi L’obiettivo dell’accordo di Kunming-Montreal, prevede di arrivare ad almeno il 30% di protezione degli oceani entro il 2030. Quindi “ le maree stanno cambiando “ è sia un motto diretto ad una speranza che inizia ad avere qualcosa di concreto nella lotta ai cambiamenti climatici, che un segno, finalmente, di una presa di posizione e di responsabilità da parte degli enti internazionali. Si stanno mettendo insieme le forze con decisori politici, scienziati, dirigenti del settore privato, rappresentanti della società civile, comunità indigene, celebrità e giovani attivisti per mettere l’oceano al primo posto”. Un impegno reale per ridurre l’impatto delle attività della nostra specie, tutelare la biodiversità marittima, contrastare l’innalzamento delle temperature e ridurre ogni tipo di inquinamento delle acque, compreso quello derivante dalle attività terrestri.

Nonostante la totale dipendenza dell’umanità dagli oceani ( che coprono la maggior parte della terra, ma solo una piccola parte delle loro acque è stata esplorata ) e rispetto all’ampiezza di ciò che ci offrono ( forniscono la metà dell’ossigeno che respiriamo, assorbono circa un terzo dell’anidride carbonica che produciamo e garantiscono cibo e sostentamento per milioni di persone, anche per questo bisognerebbe mantenere gli oceani in salute ) ricevono in cambio solo un frammento della nostra attenzione e delle nostre risorse e non li rispettiamo come dovremmo. All’ inquinamento da plastica e al cambiamento climatico, si aggiunge una pesca in troppi casi insensibile alle più elementari norme del rispetto della biodiversità.

Questi i punti dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile:

aumentare i benefici economici derivanti dall’uso sostenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari e i paesi meno sviluppati, anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo

aumentare le conoscenze scientifiche, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento di tecnologia marina, tenendo conto dei criteri e delle linee guida della Commissione Oceanografica Intergovernativa sul trasferimento di tecnologia marina

assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’accesso alle risorse e ai mercati marini

migliorare la conservazione e l’uso sostenibile degli oceani e delle loro risorse tramite l’applicazione del diritto internazionale.

Come è ovvio, il percorso di sostenibilità ambientale è legato a doppio filo al ripensamento dei modelli economici : per migliorare le condizioni di vita soprattutto delle fasce di popolazione mondiale più fragili, devono necessariamente diventare sostenibili nei confronti dell’ambiente. Pescare sostenibilmente e porre fine alla pesca eccessiva potrebbe far aumentare la produzione annuale globale di pesce di 16 milioni di tonnellate, sufficienti a soddisfare il fabbisogno proteico di 72 milioni di persone in più all’anno

 

#OceanFirst è l’hashtag da utilizzare sui social per unirsi alla campagna mondiale a favore degli oceani lanciata dall’ONU con l’obiettivo di amplificare la consapevolezza dell’importanza dell’oceano.

 

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