” La natura bella delle cose”
La natura bella delle cose, il saggio di Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, racconta di come le nostre scelte contribuiscono a cambiare il mondo, non solo quelle che mettono a serio rischio la vita del pianeta e dei suoi abitanti che è cosa nota anche se mai abbastanza ripetuta, ma di quelle che possono invertire un senso di marcia invitandoci all’azione con cose anche piccole ma quotidiane che ci riconnettono con la bellezza e con gli altri, perché tutto è interdipendente, e perché rispondere alla violenza con gesti di pace è ancora, e sempre, l’unico modo per restare umani.
Uno dei temi vitali è il sistema economico – produttivo dove l’iper produzione e lo spreco generano sofferenza per la Terra e la natura e per la libertà ed i diritti di molti popoli. Viviamo in un pianeta in cui un miliardo di persone non ha cibo, ma sprechiamo cibo per 4 miliardi di persone. Se ci domandiamo dove avvengono gli sprechi, quale tipo di filiera sosteniamo con le nostre scelte, Se sappiamo che ogni volta che acquistiamo cibo che viene prodotto un modello non sostenibile, faremo scelte più consapevoli verso modelli migliori.
«Il punto fondamentale è tornare a dare valore al cibo. È incredibile come conosciamo a perfezione ogni prodotto che compriamo, dallo smartphone alle auto agli abiti, e invece non sappiamo quasi nulla del cibo che mangiamo. Questo è un processo di banalizzazione del cibo che possiamo e dobbiamo invertire: il prezzo bassissimo della materia prima non trasformata, come il pomodoro, ha provocato la morte di Satnam Singh, che era uno schiavo del 2024 ed è morto per garantire prezzi bassi alla vendita. La verità è che il modello della grande distribuzione funziona sulla base di uno sfruttamento. Possiamo scegliere: oggi le nostre scelte alimentari sono fortemente condizionate dalla pubblicità e dal marketing – viviamo in un mondo in cui gridiamo allo scandalo quando i pomodori in stagione costano più di 1,99 €, mentre siamo disponibili a pagare più di 90 € al chilo per un ovetto di cioccolato con dentro una sorpresa – e invece dovremmo tornare a scegliere la qualità. Nel nostro piccolo possiamo cambiare le cose. Possiamo scegliere di comprare prodotti di stagione, perché se compro delle fragole a dicembre per produrle si è spesa energia e fertilizzanti per farle cresce fuori stagione; se scegliamo prodotti che vengono da vicino, se compriamo dai mercati contadini e dalle botteghe di quartiere che attingono da una filiera locale. Forse non sono le scelte più facili ma se consideriamo cosa c’è in ballo, allora vale la pena di impegnarsi. Valorizzare la produzione di piccola e media scala significa proteggere la biodiversità, sistemi di produzione a bassi input esterni e ad altissimo tasso di competenze, creatività e buone pratiche.
Nel 2014 un rapporto faro della Fao calcolava che nove su dieci dei 570 milioni di aziende agricole del Pianeta erano a conduzione familiare e producevano approssimativamente l’80% del cibo mondiale. Eppure, questo tipo di agricoltura viene tutt’oggi definita come “alternativo”, e narrato di conseguenza. C’è un lavoro importante da svolgere sulle parole: quando abbiamo iniziato a riflettere sull’edizione 2022 di Terra Madre Salone del Gusto, l’evento che ogni due anni chiama a raccolta il mondo della produzione alimentare internazionale di piccola e media scala, abbiamo scelto il tema della Rigenerazione. È stato pressoché immediato pensare a una rigenerazione del pensiero e del linguaggio: perché, se è vero che il nostro pensiero influenza il nostro linguaggio, è vero anche il contrario, cioè che le nostre parole condizionano i nostri pensieri e il nostro sentire. Allora, se il linguaggio deve essere al servizio della verità e non degli interessi specifici di alcuni, si devono indagare le parole, si devono scegliere accuratamente e dove mancano inventarle: difendere il linguaggio dal dominio di pochi affinché sia al servizio di tutti. Perché è proprio questo il punto: il bene comune contrapposto al privilegio di pochi. »
La bellezza è un motore silenzioso e potente, in grado di riconnetterci con gli altri e con quello che ci circonda. La consapevolezza è chiave di volta nell’essere presenti a se stessi, nell’analisi di ciò che ci circonda e nelle risposte che siamo in grado di dare.
Si legge nella Carta della Terra, articolo 4 del Principio I: «Rispetto e cura per la comunità della vita», «Tutelare i doni e la bellezza della Terra per le generazioni presenti e future».
C’è il futuro nella bellezza della Terra, c’è, nel tutelarla, una dichiarazione d’amore per il futuro.